I LASER (Light Amplification by Stimulated Emission ofRadiation) sono sorgenti di radiazione ottica di tipo monocromatico (una o pochissime lunghezze d’onda) e coerente (elevata collimazione del fascio radiante).  La gamma delle lunghezze d’onda a cui operano vanno dall’infrarosso (IR) all’ultravioletto (UV). Le potenze e le modalità di emissione sono molto variabili.  Vi sono laser che emettono in continuo, altri che emettono radiazione sotto forma di impulsi brevi e ripetuti.

Il rischio di esposizione alla radiazione Laser riguarda i due distretti corporei direttamente raggiungibili dalla radiazione ottica, ossia l’apparato oculare e la cute. Il tipo e l’entità dell’eventuale effetto dipende, oltre che dal tessuto considerato, dalla lunghezza d’onda del laser, dalla potenza, dalla modalità di emissione in continuo o a impulsi, dal tempo di esposizione. A livello dell’occhio i fenomeni di focalizzazione del fascio radiante possono comportare lesioni della retina, anche gravi e irreversibili (laser visibili e a infrarosso). Altri effetti possono essere dati da ustioni (laser a infrarossi), cheratiti e cataratta (laser UV) e da discomfort visivo. Per quanto riguarda la cute i rischi sono riconducibili a ustioni (laser a infrarossi), cancerogenesi (laser UV) e fotosensibilizzazione (laser che emettono nel visibile o nell’UV in presenza di sostanze fototossiche e fotoallergiche nel tessuto, quali alcuni farmaci e cosmetici, certi inquinanti organici).

I laser sono stati classificati in funzione della pericolosità delle emissioni radianti così come riportati in tabella.

Classe 1

Laser che sono sicuri nelle condizioni di funzionamento ragionevolmente prevedibili, incluso l’uso di strumenti ottici per la visione del fascio.

Classe 1M

Laser che emettono nell’intervallo di lunghezza d’onda tra 302,5 nm e 4000 nm e che sono sicuri nelle condizioni di funzionamento ragionevolmente prevedibili, ma possono essere pericolosi se l’operatore impiega ottiche di osservazione all’interno del Fascio

Classe 2

Laser che emettono radiazione visibile nell’intervallo di lunghezze d’onda tra 400 e 700 nm; la protezione dell’occhio è normalmente assicurata dalle reazione di difesa compreso il riflesso palpebrale. Questa reazione fornisce un’adeguata protezione nelle condizioni di funzionamento ragionevolmente prevedibili, incluso l’uso di strumenti ottici per la visione del fascio

Classe 2M

Laser che emettono radiazione visibile nell’intervallo di lunghezza d’onda tra 400 e 700 nm; la protezione dell’occhio è normalmente assicurata dalle reazione di difesa compreso il riflesso palpebrale; comunque, la visione del fascio può essere più pericolosa se l’operatore impiega ottiche di osservazione all’interno del fascio

Classe 3R

Laser che emettono nell’intervallo di lunghezze d’onda tra 302,5 e 1060 nm, dove la visione diretta del fascio è potenzialmente pericolosa ma il rischio è più basso dei laser di Classe 3B. Il LEA è inferiore a cinque volte il LEA di Classe 2 per l’intervallo di lunghezza d’onda tra 400 e 700 nm, ed è inferiore a cinque volte il LEA di Classe 1 per le altre lunghezze d’onda.

Classe 3B

Laser che sono normalmente pericolosi nel caso di esposizione diretta del fascio; la visione della radiazione diffusa normalmente non è pericolosa

Classe 4

Laser che sono in grado di produrre riflessioni diffuse pericolose; possono causare lesioni alla pelle e potrebbero costituire un pericolo d’incendio. Il loro uso richiede estrema cautela

Lo schema di classificazione dei Laser fornisce orientamenti sull’entità della loro pericolosità. In linea generale laser afferenti alla classe 1 e 2 dovrebbero essere sicuri per l’utilizzo normale e non dovrebbero quindi richiedere alcuna ulteriore valutazione se sono rispettate le specifiche norme di utilizzo indicate dal costruttore. L’impiego di Laser di classe 3R è potenzialmente pericoloso per osservazione diretta del fascio ma nella pratica il rischio di lesione è relativamente basso per le esposizioni involontarie e di breve durata; può però essere pericoloso in caso di utilizzo improprio da parte di persone inesperte. Il rischio è limitato dal naturale comportamento di avversione per l’esposizione alla luce luminosa in caso di radiazioni visibili e dalla risposta al riscaldamento della cornea nel caso di radiazioni infrarosse lontane. La questione diventa più pericolosa quando si impiegano sorgenti Laser di Classe 3B e 4 le quali presentano un rischio di lesione per gli occhi. I laser di classe 4 presentano anche un rischio di lesione cutanea.

In questi casi, quando si utilizzano laser di classe 3B e classe 4, occorre servirsi della consulenza specialistica di un Tecnico per la Sicurezza Laser (TSL) o di un Addetto per la Sicurezza Laser (ASL) al quale, in base al paragrafo 3.1.1.2 della norma CEI 76-6, competono le seguenti attività:

  • valutazione dei rischi;
  • determinazione di Zona Laser Controllata (ZLC);
  • scelta dei dispositivi di protezione individuale (DPI);
  • analisi degli infortuni;
  • stesura di un programma di prove di qualità.

La necessità di prevenire i rischi associati all’utilizzo degli apparati laser ha condotto alla formulazione di standard e protocolli di sicurezza che hanno portato alla definizione di limiti di esposizione fissati dalla normativa nazionale per la tutela della salute dei lavoratori esposti a questo tipo di rischio (Capo V_titolo VIII_D.Lgs 81/2008).

Le misure di tutela, per come già detto, sono modulate in funzione della classe di appartenenza del dispositivo laser e, nell’ambito di quest’ultimo, un primo livello di sicurezza è intrinseco all’apparecchiatura, sulla base delle caratteristiche strutturali e operative e delle istruzioni del costruttore.

Alcuni requisiti fondamentali di sicurezza riguardano inoltre l’ambiente nel quale opera il laser, l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale, la formazione e la sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti al rischio.

E’ importante inoltre sottolineare che all’impiego di sorgenti laser possono essere associati anche altri tipi di pericolo che devono essere considerati e valutati, quali:

  • inquinamento atmosferico dell’ambiente di lavoro
  • produzione di Raggi X;
  • produzione di Raggi UV;
  • rischi elettrici;
  • rischi criogenici;
  • rischi chimici;
  • rischio incendio;
  • rischio esplosioni;
  • rischio rumore.